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«La prima cosa da sapere» «è che i campi GreenSet sono i campi che vengono impropriamente chiamati in cemento. Invece è una resina acrilica, una soluzione acquosa senza componenti aggiuntivi che viene stesa su varie superfici». Zino Puci spiega che esistono due tipologie diverse dei cosiddetti campi in cemento: quelli permanenti e quelli mobili. «Sotto i primi», dice, «deve esserci l’asfalto. Se un campo viene costruito da zero, si fa il fondo tipo quello di un manto stradale, si rulla, e poi si posano due strati d’asfalto di spessori diversi per non disperdere la resina, che ha uno strato di un millimetro circa». I campi permanenti sono quelli dei circoli di tennis o, per esempio, quelli su cui si giocano gli Australian Open, Slam da qualche anno passato a GreenSet. Invece in una struttura come il Pala Alpitour, in cui si alternano sport e altri eventi, «il metodo consiste nel posare dei pannelli di un legno speciale che poi vengono resinati successivamente».

La velocità di un campo da tennis dipende da diverse caratteristiche della superficie, tra cui la composizione, la rugosità, la densità e la tensione superficiale. Questi fattori influenzano il modo in cui la palla rimbalza e scorre sul campo stesso. Inoltre c’entra anche la qualità dell’aria. Esiste un dato, raccolto e diffuso ufficialmente dall’ATP, che per farla breve misura quanta velocità ha la palla prima di rimbalzare e quanta ne ha dopo, e di conseguenza quanto è veloce un campo. Si chiama CPI, Court Pace Index. Un CPI inferiore a 29 indica una superficie lenta, tra 30 e 34 mediamente lenta, tra 35 e 39 media, tra 40 e 44 mediamente veloce e superiore a 44 vuol dire che è veloce.

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