Washington / Bruxelles, fine luglio 2025 – L’ex presidente Donald Trump ha rilanciato una strategia basata sui dazi doganali, di nuovo al centro della scena internazionale. Dopo aver imposto tariffe su Messico, Canada e Cina all’inizio del 2025, ora punta a un giro di vite contro Unione Europea, Messico e altri Paesi, trasformando i dazi in uno strumento per rimodellare il commercio globale.
Nel corso del 2025, Trump ha imposto una serie di dazi su scala massiccia. I primi colpi sono arrivati contro Messico e Canada, con tariffe del 25% su gran parte delle importazioni. Subito dopo, è stata la volta della Cina, colpita con un’aliquota del 10%, giustificata con il persistente squilibrio commerciale e l’inerzia su questioni di proprietà intellettuale.
La svolta più drastica è però arrivata ad aprile, quando Trump ha annunciato dazi del 10% su tutte le importazioni verso gli Stati Uniti e tariffe aggiuntive – fino al 50% – su prodotti provenienti da oltre 60 Paesi. La mossa, definita “Liberation Day Tariffs”, è stata giustificata come un atto di difesa nazionale ed economica.
Le reazioni internazionali non si sono fatte attendere. Canada e Messico hanno risposto con tariffe di ritorsione su acciaio, automobili e prodotti agricoli. L’Unione Europea ha minacciato misure analoghe, mentre la Cina ha congelato alcuni accordi in corso.
Alcuni Stati hanno già avviato ricorsi presso l’Organizzazione Mondiale del Commercio e presso tribunali statunitensi, con un giudice federale che ha temporaneamente sospeso alcune delle tariffe più controverse, ritenendole non conformi alla legislazione americana.