Wed. Oct 15th, 2025

Con ritmi di vita sempre più dilatati e un’evoluzione del lavoro e dello studio indipendente, in molte città italiane si afferma una nuova tendenza: biblioteche e spazi studio aperti fino a tarda sera o in fascia notturna. Università, biblioteche pubbliche e centri culturali rispondono alla crescente domanda di ambienti tranquilli, connessi e accessibili anche dopo il tramonto.

Milano sperimenta biblioteche fino alle 23

Da settembre, nella città meneghina, diverse biblioteche – una per ciascun Municipio – hanno esteso l’orario di apertura fino alle 22:30 o addirittura alle 23 nei giorni feriali. Questo ha favorito non solo lo studio, ma anche l’utilizzo di servizi come prestito e restituzione automatizzata dei libri, grazie a postazioni self-service attive anche in orario serale. Nel 2023 il numero di utenti registrati è salito a quasi 86.700, con oltre un milione di accessi annui, segno evidente dell’interesse suscitato dall’innovazione.

Roma punta sulle aule studio diffuse e serali

Nella capitale sono nati spazi “off” legati a biblioteche e luoghi culturali, disponibili in orari serali, festivi o durante weekend. Si tratta di aule attrezzate inserite in contesti come centri giovani, musei, sedi espositive e mercati cittadini. L’idea è offrire luoghi accessibili, silenziosi e inclusivi per chi studia o lavora in orari atipici, contribuendo anche ad aggregare comunità spesso marginali.

Università: lo studio continua di notte

Anche nel contesto universitario si registra un’impronta notturna: alcune sedi universitarie di città come Pisa, Padova e Bologna permettono l’accesso alle aule studio fino a mezzanotte o oltre. Inoltre, nel Politecnico di Milano esistono aree studio che restano aperte fino alle ore 24, con postazioni disponibili anche in spazi semi-aperti o comuni.

Voci dalla rete: autogestione e impegno collettivo

Discussioni online confermano che in molte università – incluso un ateneo della Capitale – le sale studio H24 sono accessibili agli studenti attraverso tessere universitarie personali. Ciò favorisce la creazione spontanea di luoghi di ritrovo e studio informale, dove l’intervento istituzionale è minimo e l’autogestione regna sovrana.

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